La storia di Guglielmo: la strada che mi ha cambiato la vita

Mi chiamo Guglielmo e sono sempre stato un tipo irresponsabile. Vengo da una famiglia che mi ha sempre viziato e tirato fuori dai numerosi guai che ho combinato.

Sono sposato e ho tre figli ma non li pensavo proprio perché l’unica cosa che mi interessava era andare a giocare nelle sale e bere con i miei amici, cioè con altri disperati come me!

Mia moglie, quando ha scoperto che avevo 300.000 euro di debiti (tra usurai, finanziarie e parenti) ha preso i bambini e se n’è andata. Sono rimasto solo, veramente solo, e per la prima volta ho visto quanto poco valevo.

Un miserabile. Ho pianto, e pensato al suicidio. Sapevo che esisteva un posto per i giocatori ma non ne avevo mai voluto saperne. Io non mi consideravo un drogato. Invece ero il peggiore.

Stavo malissimo, così male che non volevo neanche vedere i miei figli né loro volevano vedere me. Un giorno sono arrivato fino al portone della Fondazione e sono ritornato indietro senza salire. Vivevo tra gli escrementi dei topi. La mia famiglia mi aveva abbandonato ma solo apparentemente, perché loro, mia moglie, i miei genitori e mio fratello, avevano già cominciato il percorso per le famiglie che la fondazione dedica ai familiari di noi ludopatici.

Aspettavano, sotto le direttive degli operatori, che mi decidessi e intanto cercavano di comprendere le indicazioni su come era meglio fare per aiutarmi. Un giorno di due anni fa, sono salito. Ho pianto per tutto il tempo.ma è stato l’inizio di un’esperienza di rinascita. Ora sono felice di non giocare neanche un euro, ogni giorno è una vittoria sudata. La Fondazione mi ha aiutato con i debiti e mia moglie mi ha riportato i figli ed è tornata con me in giorno del mio “FINE-PROGRAMMA”.

Alla Fondazione non posso che dire GRAZIE, perché non sono morto e perché poso ancora fare il marito e il padre.